25.5.14

Indian Princess



"I am here in my mind
But I'm a million different people
From one day to the next"

(E ieri sera ero uno po' una principessa indiana. Senza nessun motivo in particolare, ma con la stessa naturalezza con cui uno la mattina indossa un paio di jeans- o sceglie di alzarsi con il piede giusto)














Dress: Daniela Colò
Shoes: Calzaturificio Paoli
Bag: vintage
Bangles: vintage
Shawl: vintage





24.5.14

Sabato Mattina.


Saturday. Uno di quei sabato mattina che in realtà sarebbe da mare perché c'è solo il sole e tutto azzurro intorno, ma invece devi studiare. Però ti godi ugualmente quei piccoli lussi che uno si può permettere quando è in casa da solo- finalmente. 
Come per esempio svegliarsi lentamente, anche se presto, e rilassata e calma perché non c'è nessuna fretta e nessuna sveglia stonata ma solo le note di Debussy, lente, rilassate e calme. Fissare per un po' il soffitto rosa e stiracchiarsi tra le lenzuola di cotone ancora fresche e profumate di bucato, cercare di mettere a fuoco le cose anche se sempre senza occhiali. Alzarsi e mettere i piedi sul pavimento di marmo, freddo, e camminare scalza fino alla cucina per bere, appoggiata nell'angolo tra il lavandino e il piano cottura perché ho capito che è lì che mi piace stare: dove c'è la vista migliore.
Aprire un po' le finestre per far circolare l'aria e sentire solo quello: il rumore dei miei finestroni che vengono aperti e forse il fruscio del mio maglione, nient'altro. Nessun telefono che squilla che se c'è una cosa che odio di casa mia è il telefono di mia madre che squilla di continuo. Nessuna porta che si apre o chiude, niente radio, niente musica, nessuna voce. Perché l'unica cosa che voglio sentire è il caffè che sale e il sapore di un dolce, lento e calmo risveglio a base di caffellatte seduta in cucina, con la luce che filtra dalla finestra.











23.5.14

Baby Blue


Ehi baby (blue). Sarà l'estate che forse sta veramente arrivando. Sarà che forse un po' sono riuscita a togliermi quel pallore cadaverico che avevo addosso. Sarà che è uno dei meravigliosi regali che mi hanno fatto i miei amici per il mio compleanno. Sarà che l'abbinamento boyfriend jeans e mini bag mi piace, perché sono due cose contrastanti- e spesso le cose che sembrano non andare d'accordo invece stanno bene insieme. E a dirla tutta forse mi andava solo di mettere qualcosa dello stesso colore del cielo.















Shirt: Zara
Sneaker: Converse All Star
Bag: Furla





14.5.14

Di balli e di sogni.


Met Gala. Una di quelle sere che tutti aspettiamo. Chiaramente c'è chi le vive sul serio e chi, comune mortale, aspetta il bombardamento di foto da parte di Vogue, Vanity Fair, Elle, Women's Wear Daily, Who What Wear e Harper's Bazar. 
Alla fine è come fare un po' di people watching. Però in grande. Pop corn- o caffè in questo caso- alla mano, c'è la raffica di giudizi più o meno seri, più o meno cattivi su chi ha indossato cosa: e la discussione va sempre per le lunghe. Infatti su quello che è forse il red carpet più atteso dell'anno camminano davvero tante persone: celebrities di ogni tipo, modelle, stilisti e milionari newyorkesi.

Roba che i preparativi per la sera iniziano dopo pranzo. No, ma che dico, la gente non pranza il giorno del Gala del Met. A dir la verità mi sa che la gente non mangia mai quando deve indossare un abito di Marchesa (al massimo un cubetto di formaggio, giusto per non svenire).
Roba che i fotografi impazziscono e gli occhi bruciano e luccicano per via dei flash a ripetizione, roba che è tutto un urlare "strike a pose Victoria!" e che per fare una scalinata ci vuole un quarto d'ora e forse di più.
Ma nessuno ha fretta quando è strizzato in un abito a sirena o deve trascinarsi dietro due metri di tulle. (Quando si dice la pace dei sensi).
E sul tappeto rosso si sente solo il fruscìo dei vestiti perché i tacchi a spillo non fanno rumore ed è tutto un turbinio di paillettes, diamanti, seta, taffetà, broccato, raso e pizzo, i capelli hanno una piega perfetta e hanno tutte lo sguardo da cerbiatta con quelle ciglia infinite. Rossetti rossi, onde morbide, clutches scintillanti e scolli vertiginosi, ma anche smoking e scarpe lucide degli uomini- belli anche loro, ma non come le creature che portano al loro braccio.
Tutti sorrisi, più o meno finti. Tutte risate, più o meno sincere. 
Respiri trattenuti che magari la prossima volta ne scelgo uno un po' meno aderente di vestito, oppure faccio una corsetta in più perché "non si allarga un Vera Wang, sei tu che ti restringi per entrarci". Le persone- quelle normali- che guardano dietro le transenne metri e metri di stoffa uscire da una limousine, o invece ci hanno visto entrare un'enorme e vaporosa meringa all'uscita dell'hotel. 
Che poi chissà quante magie accadono dietro a quelle misteriose porte dove entrano cinque o sei persone, tutte in jeans e felpa, tutte cariche di scatole chiuse e ordinate, di porta abiti neri sigillati, di buste segrete tanto quanto pesanti, e escono dei sogni che camminano. Sulla terra, come me, con dodici vertiginosi centimetri sotto i piedi.
E dopo la mezzanotte torna tutto come prima. Cadono a terra gli abiti che vengono appesi e poi restituiti, scorre l'acqua nella vasca da bagno e i capelli vengono sciolti e spazzolati cento volte.

Però rimane sempre la scarpetta di cristallo a ricordarti della festa.

(E secondo me quest'anno il bianco della Beckham era il più bello di tutti, Sarah Jessica Parker forse era un po' troppo ma è pur sempre Sarah Jessica Parker, il rossetto viola della Smalls potrebbe finire sulla mia lista dei desideri quando avrò soldi da buttare fuori dalla finestra, la veletta di Beyoncè is the new black, Oscar de la Renta sposami e Liu Wen è la mia preferita in assoluto)