29.4.15

Talking about shopping.


I mean, seriously. Diciamo che è abbastanza comune per le donne avere una propensione allo shopping. Di qualsiasi genere, s'intende. Mia madre ad esempio non riesce a resistere ai cestini e alle scatole di latta, mentre io penso di stare sviluppando un interesse particolare (quasi morboso) per le scarpe- con il tacco ovviamente. Ma che sia di libri, rossetti, fiori, lampade, abiti da sera o cornici dell'Ikea, lo shopping mi piace tutto. Avendo tuttavia una camera già perfettamente arredata, diciamo che per il momento mi sto concentrando sui vestiti: facile, fin troppo facile, quando hai un treno che passa ogni mezz'ora e ti può portare in ventotto minuti alla famigerata triade ZaraMangoH&M, ancora più facile quando hai una carta di credito e sul momento non vedi (o non vuoi vedere?) gli ingenti danni che stai facendo alle tue finanze.

Premettendo che il mio guardaroba non cambia ogni sei mesi a seconda dei trend di stagione e che ho cose che risalgono alla quarta ginnasio, mi sono resa conto che neppure io sono mai stata completamente immune all'acquisto senza senso.
Come quella gonna verde smeraldo lunga e plissettata che ho indossato solo una volta perché quella fascia elastica in vita proprio non so dove metterla. O quella camicetta in setina bianca più lunga dietro che alla fine ho fatto scorciare. O le due paia di tacchi comprati a distanza di qualche anno ma con lo stesso problema: troppo, troppo plateau (a me che piace il tacco sobrio, perfetto per correre in centro o giù dalle scale quando sono dannatamente in ritardo). E le Clark's blu. Ah, il maglione- cappotto di lana intrecciata dello stesso colore del pastrano di Hagrid. Gli orecchini stile "Mise en Dior". Come dimenticare poi il vestito stretto in fondo e con le tasche sui fianchi che avevo comprato in ben due colori. O quei pantaloni grigi- di un grigio brutto però- a vita alta e con i bottoni sulle tasche: li avrò messi tre volte, forse. O ancora il vestito senza maniche in misto lana con le righe grosse grigio- di nuovo brutto- e nero. Oddio il senso di colpa che mi divora per il colletto di Pinko ricoperto di strass che mi sono fatta regalare da mia madre sotto costrizione. Meglio non pensarci.
Ma in fondo alzi la mano chi non ha mai fatto un acquisto sbagliato, magari in una giornata in cui si era tristi e l'atto di comprare ci sembrava potesse tirarci su di morale. Insomma, a pensarci bene posso ritenermi una compratrice consapevole e attenta.
Salvo poi, non molto tempo fa, trovarsi faccia a faccia con mia madre- sì, ancora lei- che con tono minaccioso dice a me e a mia sorella:


"Guardate che io la vedo la roba che mettete a lavare: è sempre la stessa".


SBAM. Un tuffo nella realtà. Non che non fossi già consapevole del fatto che il maglioncino di cotone nero di Zara- che, per inciso, sto indossando anche in questo momento- sia stato il mio fedele compagno delle serate casual con le Converse, delle giornate di pioggia e del "smorziamo il tacco dodici visto che è solo mercoledì", ma effettivamente mi sono resa conto che- gira e rigira- punto sempre a quei capi di cui mai avrei immaginato di potere fare a meno. E rendersi veramente conto del fatto che uso circa solo il 10% (oddio, forse il 15? Non lo so, non sono mai stata brava in matematica- ho fatto il classico per la miseria- e tanto meno con le percentuali) del mio guardaroba è abbastanza sconcertante visto che è tutto meno che vuoto.
Sono forse una persona noiosa dal momento che indosso sempre le solite cose? O forse è fedeltà a quei capi che so essere perfetti per il mio fisico, di qualsiasi umore io sia? O è la poca creatività la risposta? Magari se riuscissi a prepararmi in tempo potrei sperimentare cose nuove che in cinque minuti non riesco mai a fare. O forse è colpa dei locali in cui vado in quanto inconsciamente condizionano il mio modo di vestire portandomi a ripetere le medesime scelte?
(Medesime scelte come indossare quasi sempre bianco e nero. E il denim, ma come gli altri due non è un colore: è uno state of mind. La pressoché totale assenza di fantasie, righe escluse. La semplicità unita a un velo onnipresente di eleganza. Le linee pulite e dritte. Gli scolli che sono tutto meno che vertiginosi, anzi spesso diciamo proprio assenti. Il classico preferito all'eclettico.)

Al momento non so dare un'unica e inequivocabile risposta al quesito postomi dal mio armadio che straripa di gruccette ma io non so mai cosa mettere e poi metto sempre le solite cose. Voi se avete dei consigli scrivetemi.
Io nel frattempo rifletterò sul fatto che molto probabilmente quei sette vestitini erano l'equivalente di un biglietto di andata per Parigi o di un paio di giorni a Roma. Che potrei lasciarli fuori dal camerino i capi che tanto lo so sfrutterò pochissimo. Che dovrei iniziare ad abbracciare fin da subito il concetto di "quality over quantity". O magari faccio un fioretto- tanto è quasi maggio- o seppellisco la carta di credito.




Però prima fatemi comprare quei tacchi favolosi di Zara con le frange. Solo quelli.
(Che sono scarpe e ho già deciso che per le scarpe posso fare un'eccezione ogni tanto).