21.11.16

Winter is coming.


Mi piace il freddo.

Mi piace il caldo, non fraintendetemi, ma mi piace anche il freddo.
Mi piace il fatto di avvolgermi in una sciarpa infinita sopra il cappotto, cercando di evitare come la peste lo spazio infido tra un sampietrino e l'altro con i tacchi alti.
Mi piace la quasi frizzantezza di quest'aria di metà novembre inoltrata, che confonde il fumo di sigaretta con la condensa del respiro caldo.
Mi piace il fatto di ritirare fuori quegli indumenti un po' dimenticati da Dio e soprattutto da me come i guanti lunghi e le calze che metto solo sotto costrizione, con la caparbietà di una ragazzina che si ostina- sempre e comunque- a mostrare le ginocchia non più sbucciate dalle cadute di bicicletta.
Mi piace il fatto che quando arriva il buio in casa posso mettere l'acqua per il tè sul fuoco e accendere qualche candela, che fa sempre atmosfera.
Mi piace la possibilità che nevichi, prima o poi.


Mi piace il freddo.

Mi piace il caldo, non fraintendetemi, ma mi piace anche il freddo. Per riprovare quelle sensazioni, per i profumi, per il buio, per una fetta di torta mele e cannella.







28.5.16

Fai la valigia che partiamo.


Per Parigi, sempre e comunque. Che io sono dell'idea che almeno un paio di giorni al mese ci dovrei andare, quantomeno per non dimenticare il francese. Poi per vedere se riesco a dimenticare la pizza e a farmi venire voglia di éclair alle cinque di pomeriggio, mentre passeggio per le strade senza assolutamente alcuna meta, perché dicono che il viaggio è quello che conta il più delle volte. Per vedere tutti quei musei che non ho ancora mai visto, quegli angoli smussati dai pietroni dei palazzi, il colore della Senna al tramonto. Per andare finalmente a Versailles e fare una foto nel salone degli specchi e per poi dirigermi a Giverny per vedere i giardini delle ninfee e il ponticello sotto il salice piangente.

Per Capri perché l'Italia è meravigliosa e io ne ho visto solo così poca. Per camminare canticchiando "Parlami d'amore Mariù" con la speranza di veder apparire David (Gandy, ndr) che poi decide di portarmi a cena fuori in un ristorante con la vista più bella sul mare. Per mangiare limoni a morsi e sentire il profumo che ti rimane sulle mani, per i colori dei fiori e per comprare un paio di sandali in un negozio che a quanto pare è una vera istituzione.


Per Londra, perché è l'ultima vacanza che ho fatto e nonostante i ventotto giorni ho ancora la lista di due anni fa con parecchie voci da spuntare. Tipo Sketch o il Museo di Storia Naturale per citarne due completamente a caso. Tipo una pinta di Guinnes che l'ultima volta ancora non apprezzavo la birra, quella sana e benedetta via di mezzo tra il succo e il vodka Martini quando sono in spiaggia e non so cosa bere. Tipo Buckingham palace e la campagna inglese come fa Elizabeth Bennet in tutti quei posti meravigliosi che finiscono per shire. Che magari capisco una volta per tutte come si pronuncia, eh.

Per Roma. Perché è eterna e io devo ripassare alcune cose per l'esame di storia dell'arte moderna e ne devo vedere altrettanto che mi dovrei solo vergognare per non averlo ancora fatto. Per un piatto di carbonara da scoppiare, con il fazzoletto prontamente aggrappato al colletto della camicia, per scoprire i giardini e cercare di contare quante chiese e fontane ci sono, per fare un po' di step salendo a Trinità dei Monti. Per vedere di nuovo San Pietro che magari l'estasi mistica come a Santa Teresa viene anche a me anche se ci credo molto poco. Per sentir parlare in romano che è una delle cose che più mi fanno sorridere a questo mondo e per godermi l'ombra sotto un pino al Gianicolo.


Per la Provenza, che la strada per arrivarci me la voglio godere tutta dal finestrino di un treno che passa lungo mare. Per farmi prestare una bicicletta con un cestino gigante in cui mettere fiori, frutta, burro, marmellata e baguette. Per annusare l'odore del sapone e quello dei petali di rosa e sperare che la lavanda fiorisca presto se non è già fiorita per metterla ancora fresca nei cassetti tra le lenzuola rigorosamente bianche.

Per Venezia. Per quella sensazione di amore misto a malinconia che solo lei sa trasmettere, attraverso i suoi vicoli e le sue calli e sopra i suoi ponti dove se non ti perdi vuol dire che hai guardato troppo la cartina e ti sei perso tutta la magia. Per un caffè al Florian e un Bellini all' Harry's Bar ora che ci stiamo avvicinando alla stagione delle pesche bianche. Per le cupole dorate di San Marco e per i suoi dorati mosaici, per il Canal Grande sorvegliato dai palazzi e te lo sapevi che il Peggy Guggenheim è l'unico ad avere solo un piano? Per Santa Maria della Salute che ritengo sia una delle sette meraviglie a questo mondo e per vedere il museo Navale che una volta i veneziani lo governavano quel mare che la circonda.


Per Vienna. Che tra tutte è una meta nuova e di cui non so niente ma dicono sia meravigliosa. Per assaggiare la vera Sacher con tanto di panna perché se vado non mi faccio mancare davvero nulla. Il resto è solo da scoprire.



Per qualsiasi posto raggiungibile via aereo, nave
o gambe che mi venga voglia di provare sulla pelle.
L'importante è partire.









6.5.16

Tutta una questione di maniche.


Statement sleeves. Ci siamo lasciate alle spalle sciarpe e cappotti e siamo rimaste con solo le giacche leggere. In maglietta e camicia, braccia libere.
E questa stagione vogliamo che si notino bene le braccia. O meglio, le maniche.
Ed è proprio per questo che le vogliamo grandi. Grandissime. Enormi.


A tratti ingombranti ma si sa che, alla moda più di tutto,
è permesso di non essere sempre comoda e funzionale.

Roba che non pensiate pure di passare la bottiglia di vino all'amica di fronte a voi a tavola senza rimanere impigliate in qualcosa. Che il sushi nella salsa di soia ce lo inzuppate domani quando avrete addosso qualcos'altro. Che la torta della nonna con tanto di pasta frolla fatta a mano può aspettare ancora un po'. Roba che il binomio jeans e camicetta non è mai stato così semplice e d'effetto allo stesso tempo.  Che poco importa del resto: quando si hanno delle maniche così non occorre neppure avere un uomo attaccato al braccio.

Non c'è proprio spazio.











1.4.16

Ode alle gambe nude.



Mi piacciono le mezze stagioni. Quelle che si dice non esistano più. Perché hanno in sé quella malinconia del passato- con i maglioni di lana così spessi che quasi non ci passava un abbraccio, le cioccolate calde a tutte le ore- e al tempo stesso la dolcezza delle temperature che si alzano e dell'odore del mare che si avvicina. 
Perché si inizia ad avere un po' di colore naturale sulle guance e si inizia ad intravedere qualche centimetro di pelle. 




"Saran belli gli occhi neri
Saran belli gli occhi blu
Ma le gambe
Ma le gambe
A me piacciono di più"


Si mischiano, quasi con irriverenza, i cappotti con le ginocchia scoperte, le camicie con le caviglie al vento, i vestiti portati sopra le gambe nude.
Le gambe nude sotto le lenzuola perché non c'è più bisogno del pigiama pesante, le gambe nude sui prati il pomeriggio a fare m'ama-non m'ama al sole, le gambe nude che camminano accoppiate a quelle delle amiche. E quella libertà di uscire di casa mentre si fa mente locale di quello che avremmo dovuto mettere in borsa ma che sicuramente abbiamo scordato, qualcuno che ci chiede se usciamo davvero così.

Certo. E' primavera.








24.2.16

Furtastic!


Fur fever. Dicono che tra il bianco e il nero ci siano numerose, numerosissime sfumature di grigio (e non solo cinquanta). Che tra il dire e il fare ci sia in mezzo il mare. E che tra un portachiavi in pelliccia e una pelliccia lunga fino ai piedi ci possa stare anche una stola.
Ecco. Quella mi interessa. Sfacciatamente colorata e sfacciatamente ecologica su un total black o anche vera un po' vintage ma solo con i jeans e le scarpe da ginnastica. Da portare sopra il giacchetto un po' più leggero del solito cappotto o appoggiata su una spalla, fermata in vita con una cintura.
Basta che sia morbida.
(Così oltre che avere qualcosa che ci tiene caldo avremo anche abbracci più lunghi)







16.2.16

Valentino e Botticelli


Valentino pre- fall 2015. Ci sono quei giorni in cui l'unica cosa che vorremmo indossare è il pigiama. In altri affrontiamo il mondo su un tacco dodici senza battere ciglio. Possiamo tornare indietro di quanti anni vogliamo dal momento che le passerelle ci hanno proposto frange, zatteroni e salopette. Possiamo fare tutto perché abbiamo tutto a disposizione. Ma quando ci va di sentirci il prato fiorito di un quadro di Botticelli c'è una sola persona a cui rivolgersi.



23.1.16

Perché alla fine l'amore è amore.


L O V E. Ci sono cose complicate nella vita. Come le equazioni di secondo grado, ma anche quelle di primo non mi sono mai riuscite. Il mistero del sufflè che non si sgonfia. Alzare un sopracciglio si e l'altro no. Ce ne sono così tante che ci vorrebbe una vita e forse di più per dirle tutte. Ma poi ci sono anche quelle semplici, naturali, che vengono da sé e dal cuore. Come l'amore.
Che non c'è cosa più bella di avere così tanta fiducia da affidare il proprio cuore ad un'altra persona. Così tanto coraggio da bendarsi e buttarsi all'indietro come si faceva all'asilo da piccoli. Così tanta voglia di mettersi in gioco giorno dopo giorno, di cambiare, di conoscersi. Che come diceva qualcuno "quando arriva, 'un t'avverte, passa, piglia e porta via". E non c'è schema che tenga. Regole che vengano rispettate. Limiti che non siano superati. Divieto che non venga infranto.


L'amore è e deve rimanere una cosa semplice. Una delle poche cose libere e gratuite rimaste in questo mondo dove tutto ha un prezzo: tutto, tranne l'amore. Deve essere e rimanere semplice come svegliarsi la mattina e addormentarsi la sera, semplice e naturale come sbattere le palpebre. Così semplice che mi chiedo come mai debba diventare complicato per alcuni. Complicato, difficile, talvolta addirittura proibito. Impedire l'amore è la vera cosa che va contro natura. Proibire la felicità a due persone che si amano è la cosa che farà arrabbiare qualsiasi Dio ci sia in qualche imprecisato punto del cielo.
Tutti abbiamo affetti a cui auguriamo solo il meglio. Ecco, pensate che tra gli affetti di qualcuno ci sono persone che questo meglio ancora non lo possono avere. Ma che stanno lottando per ottenerlo. Ottenere il diritto di poter amare. Come faccio io, come fa il mio vicino di casa o il tassista di New York che sta percorrendo la 56esima. E' uno di quei diritti imprescindibili e fondamentali che non dovrebbero essere negati, ma se abbiamo lottato per la libertà, allora che si lotti anche- e soprattutto- per questo.

Per l'amore.
Verso chiunque.


(Perché alla fine l'amore è amore)