22.12.20

Anno bisesto, anno funesto.


2020. Era febbraio quando, all'aeroporto di Londra, iniziai a vedere le prime mascherine e già allora l'idea di avere quell'affare sul muso mi soffocava. Dopo quasi dieci mesi di pandemia l'idea continua a farmi schifo e ancora sono capace di dover risalire le scale perché mi sono dimenticata la mascherina accanto al piatto delle chiavi.

Il mio 2020 comunque è stato diverso da quello di molti altri: io non ho panificato (per quello c'era il Rontani), non mi sono allenata seguendo classi online, non ho pulito la casa da cima a fondo, non ho scoperto la meditazione, ancora non so cosa sia Zoom e soprattutto non ho né cantato né applaudito al balcone perché non avevo nessun balcone dal quale affacciarmi. A parte la totale assenza di uscite serali e non e l'isolamento sociale e familiare, la mia vita è stata la stessa: ho lavorato tutti i giorni. Che palle. Un po' sono invidiosa di non aver potuto aggiungere "quarantena" alle cose che ho fatto nella vita, ma allo stesso tempo non so se sarei riuscita a stare in casa per due mesi e mezzo senza impazzire o senza imbiancare la casa a causa della noia.

Ho passato il mio compleanno in ufficio anziché sul lungo Senna a Parigi, e questo effettivamente un po' mi fa girare le scatole. Avevo organizzato il viaggio perfetto: avrei visitato Versailles in primavera, con i giardini fioriti, un museo che era chiuso da anni inaugurava la riapertura con una mostra su Coco Chanel che avrei tanto voluto vedere, Christo- che poi nel frattempo è morto- doveva impacchettare l'Arco di Trionfo proprio in quei giorni, c'era una mostra su Louboutin che aspettava solo di essere visitata e avevo già prenotato in un ristorante très chic per soffiare sulle mie ventisette candeline. E invece mi sono sbronzata a casa sul divano insieme al Rontani, in pigiama, mangiando tartare battuta al coltello direttamente dalla ciotola, il tutto condito dalla solita dose di peli di gatto. Not très chic.

Tutto sommato comunque poteva andarmi peggio. Poteva scoppiarmi la borsa dell'acqua calda sui piedi come è successo a mia sorella dieci giorni fa- può sempre andare peggio.
Invece io e il Rontani abbiamo trovato e cambiato casa, peccato solo che durante questa specie di seconda quarantena nessuno abbia cantato- proprio adesso che anche io avevo un terrazzino dal quale urlare messaggi positivi (??)- e abbiamo anche deciso che ci saremmo sposati la prossima estate. A questo punto non sappiamo se sarà possibile organizzare un matrimonio la prossima estate, però nel frattempo lui me l'ha chiesto ufficialmente and #IsaidYes. Mi sembrano traguardi da celebrare alla fine.

Nel 2020 tutto quello che non ho speso per uscire l'ho speso per comprare vino da bere a casa, sul divano, in pigiama, il tutto condito dalla solita dose di peli di gatto. Nel 2020 non ho visto un negozio per due mesi e mezzo e non ho comprato niente online perché detesto comprare online, ma quando ci hanno liberati di casa sono entrata in un negozio e cinque minuti dopo ero già fuori con non uno, ma ben due paia di scarpe. Perché comunque è confortante sapere che certe cose non cambiano mai.

Nel 2020 la mia natura ottimista e positiva quest'estate mi ha fatto sperare che avrei potuto organizzare la mia solita cena del Ringraziamento, con io che aiuto il mio amico Giorgio a farcire il pennuto, e invece non solo non ho potuto invitare i miei amici per la cena, ma non ho potuto neanche consolarmi con un tacchino per due perché il forno era rotto. Nel 2020 la mia natura ottimista e positiva quest'estate mi ha fatto sperare che avrei potuto organizzare la mia solita festa di Natale, e invece è il 22 dicembre, e del Santa +1 che avrebbe dovuto tenersi domani sera neanche l'ombra. Anche domani sera saremo io e il Rontani, da soli, sul divano, in pigiama, il tutto condito dalla solita dose di peli di gatto.

Nel 2020 mi sono mancati gli abbracci con gli amici per strada, i baci molesti che davo a mia sorella e i saluti ancora  più molesti che scambiavo con mia madre. Guardo i film e mi ritrovo a pensare "Oddio ma non vi potete salutare così, non si può!" per dei film girati vent'anni fa, quando l'unico problema che avevamo era il Millennium Bug. Mi è mancata la sensazione di avere le mani pulite perché, non so voi, ma a me questo gel igienizzante me le fa solo sentire più sporche e appiccicose, e ancora di più mi manca la sensazione di vederci per strada perché con questa benedetta mascherina ho gli occhiali perennemente appannati. Già erano perennemente sporchi, adesso sono anche perennemente appannati.

Il 2020 non è proprio stato un anno memorabile, diciamolo. E allora persino io, che ho sempre detestato il Capodanno, con quella dannata frenesia di dover festeggiare sempre, comunque e per forza, sono sollevata che manchino solo otto giorni ai "grandi" festeggiamenti. Io farò finta di nulla e non brinderò- la settimana scorsa ho rotto uno specchio quindi forse è meglio volare basso e non esagerare con i desideri e i buoni propositi- però voi ragazzi metteteci un pochino più di impegno: a sperare che il 2020 fosse un anno meraviglioso ci abbiamo preso tutti dieci, vediamo di fare meglio per il 2021 che mi devo sposare. Eh.


2.7.20

Doppie C



Fino a qualche anno fa le uniche doppie "C" con le quali avevo a che fare erano quelle di Coco Chanel.
Crescendo- e qui arriva la prima delle due c- sono arrivati anche i Compromessi.
Un equilibrio parecchio delicato da mantenere: troppi, diventi accondiscendente, troppo pochi, sei una stronza. Come trovare quindi un equilibrio non dico perfetto, ma che almeno riesca ad accontentare un po' tutti?
Ovvio, piccoli compromessi esistevano anche quando eravamo bambini, quando la mattina di Natale ci accontentavamo di Barbie Malibù anziché di Barbie Capodanno come avevamo chiesto a Babbo Natale, ma quando inizi a crescere si fanno sempre più difficili: sesso grandioso con una persona mediocre o sesso normale con una persona fantastica, un lavoro di ripiego ma pagato abbastanza bene o il lavoro che hai sempre sognato con un contratto a tempo determinato e pure pagato male?
Forse crescendo le possibilità che ci troviamo davanti sono molte di più rispetto a quelle di avere un giocattolo o un altro, le scelte si moltiplicano e insieme a loro moltiplicano anche i problemi, e le persone con le quali hai a che fare: dalla cerchia ristretta della tua famiglia arrivi a scuola, l'università, il lavoro, un compagno, tutto ben condito da persone da soddisfare e accontentare per il quieto vivere di tutti. Dicono che il mondo sia fatto a scale: c'è chi scende e c'è chi sale, e allora come evitare di cadere in una spirale di insoddisfazione mista a vittimismo avendo la sensazione di essere gli unici a scendere a compromessi?
Nel suo libro "Una Vita Così", l'alpinista Walter Bonatti scriveva "oggi che trionfa la mediocrità, rimanere uomo coerente con i propri princìpi e mantenersi individui liberi dal compromesso, è già «eroismo»". Ecco io non sono esperta di montagne e non so quali compromessi abbia mai dovuto affrontare il caro Walter nella vita, ma sono sicura che sulle montagne da soli, senza nessuno che chiede o pretende, non ci si deve stare poi così male.
E' quindi questa l'unica vera scelta che ci troviamo davanti? Una vita all'insegna dell'eremitismo- o della stronzaggine, trovatele pure voi le differenze fra l'una e l'altra cosa- potendo fare tutto ciò che si vuole e desidera, o una vita all'insegna della tranquillità in cui però ci si accontenta di cose che in realtà non vorremmo o non vorremmo fare?
Francamente non so quale sia la risposta, se ce ne sia solo una o se si possano percorrere entrambe le strade, a fasi alterne, per fare un po' "pari e patta".

So solo che di fronte alla scelta fra Barbie Malibù o Barbie Capodanno, io avrei preferito Barbie Capodanno tutta la vita.




25.1.20

The Pouch




The Pouch. Non sono mai stata amante dei trend selvaggi. Forse con gli anni si sarà capito che sono più per Coco Chanel che per Demna Gvasalia, però talvolta succede anche a me di trovarmi invischiata stile sabbie mobili in qualcosa da cui non riesci proprio a uscire: la Bottega Veneta mania.
Per un volta non sto parlando di scarpe- questa volta davvero no. Per una volta sto parlando di borse.







Mi sto riferendo a quella che a tutti gli effetti potrebbe essere definita la versione borsa dell'ormai famoso leisure wear: qualcosa di semplice senza essere sciatto, qualcosa di comodamente capiente senza essere la classica- e a tratti un po' banale- tote, qualcosa di tendenza senza risultare *troppo* di tendenza.
Ecco, tralasciando solo momentaneamente il fatto che esistano delle liste di attesa per questa borsa, che sia praticamente sold out ovunque e che sia molto trendy al momento, trovo che questa borsa sia "au-dessus de la mêlèe": non ha niente a che fare con le sue più appariscenti e vistose colleghe, cosparse di loghi fino alla nausea e riconoscibili da un chilometro di distanza. Lei è più sobria, ha più classe, è una Signora borsa senza essere una borsa da signora.





Di morbida pelle liscia o nel classico intreccio Bottega Veneta, per me questa borsa è concepibile solo nella versione maxi: la versione mini è stata fatta solamente per chi non ha le palle, diciamocelo. Che vuol dire la versione mini. L'ennesima tracollina senza spina dorsale. Tzè. Questa è una borsa per chi è consapevole che potrebbe anche entrarci un cadavere e ha tutta l'intenzione di portarsela comunque sotto braccio.
L'unica eccezione che posso fare è per l'ultima versione, una pouch leggermente più piccola ma dotata di una catena molto maxi, assolutamente inutile se non per il fatto che ha contribuito a far aumentare il prezzo di questo oggettino che era già di partenza decisamente caro.

Ma "i sogni son desideri" diceva quella gran culo di Cenerentola, e allora per me una di ogni colore grazie.






All images via Pinterest.



13.1.20

Qualcosa per me.



Chi non muore si rivede. Sono passati davvero tanti anni dall'ultima volta che ho scritto qualcosa qua sopra. Così tanto tempo che ho fatto fatica a ricordare i codici di accesso per entrare nel retro del sito.
Quanto tempo, quante cose, quante esperienze, quanti drammi, quante avventure, quanti cambiamenti. Eppure dopo tutto questo, dopo tanti anni di silenzio, ora, a pochi giorni dall'inizio di questa nuova decade in cui tutti sembrano guardare avanti e al futuro, io mi sono ritrovata a guardare solo nel mio passato. Nell'ultimo anno sono stati pochi gli aspetti della mia vita che mi hanno resa felice: mi sento come avvolta da una nube grigia, pesante come un cappotto ormai fuori stagione, quasi incapace di trascorrere un giorno intero senza piangere, che sia per rabbia o tristezza, incapace di provare un po' di serena tranquillità.
Tutti guardano avanti in questo 2020 ma io non so ancora bene cosa fare del mio futuro, quindi guarderò indietro. Guardo a quando ero capace di sorridere di più, di essere più spensierata, di essere più leggera e di essere in grado di ritagliarmi più tempo per me stessa, per fare tutta una serie di cose molto importanti e assolutamente banali.
Dopo mesi di lacrime qualche giorno fa mi è stato detto che dovevo fare "qualcosa per me".

Qualcosa per me.

Ancora non ho bene deciso cosa, ma ho deciso che questo sarà l'inizio di quel qualcosa.
Sarà il mio primo piccolo passo nel cercare di ritrovare una serenità abbandonata, una frivolezza dimenticata, una me di qualche anno fa perché, ad essere davvero sincera, la me di oggi fa parecchio schifo.
Ricomincerò a tirare letteralmente fuori le cose che mi sono tenuta dentro e ricomincerò a parlare di scarpe, che è risaputo sono perfette come metafora di vita.
Talmente perfette che in una scala da ballerina a stiletto io sto a "scarpa da ginnastica".
Ma ho deciso che non mi sta più bene. Ho deciso che in questo 2020 voglio tornare ad essere la ragazza con i tacchi alti.

Metaforicamente e non.